Il consumo del vino accompagna le vicende dell’uomo fin dalla più remota antichità; per la sua forza simbolica, aggregante e festosa, viene da sempre considerato dono fra i più preziosi, poiché concesso dagli dei. Potente come un farmaco che lenisce gli affanni e concede l’oblio temporaneo, viene assunto con ritualità quasi religiosa. Meravigliosa bevanda dal colore seducente, ha la capacità di ritemprare dalle fatiche della vita e di far sentire l’uomo simile ad un dio. Ma come ogni potente medicinale non permette l’abuso: consente di giungere all’estasi dell’unione mistica, ma può distruggere coloro che non sono in grado di controllarne gli effetti inebrianti.


La storia della vite e del vino appare così come un punto di osservazione privilegiato per poter comprendere la mitologia greca e romana, la tradizione cristiana o la cultura musulmana, attraverso le opere di grandi maestri come Mantegna e Rubens, Dürer o Lucas von Leyden. La maggior parte delle incisioni rappresenta Dioniso o Bacco, considerato nella mitologia greca o romana l’inventore del vino.
Originariamente dio del lavoro, della fertilità, dell’ordine, Dioniso viene venerato anche come divinità connessa all’ebbrezza, alla follia, al culto orgiastico delle baccanti. Combina nella stessa persona tratti
demoniaci ed angelici, distruttivi e rigeneranti: a volte raffigurato pingue e lascivo, altre volte come un giovane atletico; può essere circondato da fauni assetati di eros e da furibonde baccanti; nei riti a lui dedicati vengono sbranati animali le cui carni vengono divorate crude, eppure grazie a lui la vita si rigenera gioiosamente.


Allo stesso modo anche il suo dono agli uomini, il vino, è nettare divino e liquore diabolico, può consolare dai dolori più atroci o scatenare le passioni più torbide, alienare dal mondo o far assaporare appieno la vita. Così possiamo vedere Bacco ebbro, vinto dalla bevanda che egli stesso ha creato come qualunque mortale.